Ci sono concetti semplici, banali, facili facili, ma ogni tanto li voglio onorare richiamandoli, perché sono anche fondamentali.
Per come la vedo io (per fortuna non sono sola!), ciascun individuo è un insieme complesso e organico di energie.
Spesso le qualità energetiche che ci abitano sono complementari (attenzione, non opposte, non in lotta, perché sennò ci si pensa a pezzi, frantumati, disintegrati, e questo genera sofferenza).
Ad esempio ciascuno ha dentro di sé, e non tanto per dire, qualità energetiche Maschili e Femminili.
Il che è estremamente diverso dall’equazione, così radicata, che uomo = Maschile e donna =Femminile.
Intellettualmente ci arriviamo quasi tutti, magari dopo una perplessità iniziale, ma è necessario sentirlo nelle viscere come verità incarnata, sennò si vive costantemente negando una parte di noi stessi e in lotta col mondo circostante.
Basterebbe, ogni tanto, ricordarsi che arriviamo tutti da un ovulo e uno spermatozoo, perché le qualità cui si fa riferimento qui sono quelle lì, i primordiali.
Nell’incontro col mito che narra la nascita di Durga e della sua lotta col demone Mahisasura, è bene tener lo presente.
[per la cronaca, le storie indiane sono un intrico stretto, si annodano le une con le altre in disegni complessi e fitti come una selva.
L’inizio di un mito si trova nel fondo di un altro mito, la fine si trova nel mezzo di altre storie.
E’ un bellissimo fiume, enorme, inarrestabile, colorato e denso di personaggi e vicende.
Raccontare una storia indiana costringe a scegliere un momento in cui farla iniziare…]
Inizia tutto con un demone particolare, figlio di una bufala e di un altro demone, il demone/bufalo Mahisasura.
Lo dico subito: a me, Mahisasura è simpatico.
Nelle storie indiane raramente si percepisce una spaccatura buoni-cattivi netta, è difficile identificarsi soltanto con la parte luminosa, lasciando ad altri quella oscura. E a me lui fa un po’ tenerezza.
Il demone/bufalo ha tutte le sue ottime ragioni per essere arrabbiato con le divinità, ma questa è un’altra storia; noi, qui, lo troviamo già furioso e pronto per una vendetta-tremenda-vendetta.
Mahisasura ha meditato seriamente per lunghissimi anni, e alla fine Brahma, il dio dell’inizio, gli è apparso, compiacendosi per il suo impegno e concedendogli la realizzazione di un desiderio.
[infatti la divinità fa sempre il suo mestiere: esaudisce i desideri di chi la prega, sia uomo, demone, animale o un’altra divinità meno potente. Non può fare altro, è il suo compito…anche questa storia ci esorta a fare attenzione a ciò che desideriamo!]
Mahisasura chiede il dono dell’immortalità.
Fatto sta che si tratta dell’unica cosa che nessuno può proprio concedergli, infatti le stesse divinità hanno dovuto lottare duramente per conquistarla (ma, anche questa, è un’altra storia).
Brahma glielo spiega, e Mahisasura corregge il tiro: “chiedo di essere invincibile per tutti i demoni, gli uomini e gli dèi”.
Me le immagino, le facce di Brahma, che nell’iconografia tradizionale ne ha quattro (anche se, all’inizio dei tempi, ne aveva cinque e per una faccenda di gelosia ne perde una, ma questa è un’altra storia ancora), nell’ascoltare la richiesta del demone/bufalo.
Avrà previsto in che razza di guaio stavano per cacciarsi i tre mondi?
Dopotutto, però, un desiderio da esaudire è pur sempre un desiderio da esaudire…
E Brahma non può fare altro che il suo mestiere: concedere.
Da quel momento in poi la situazione degenera.
Mahisasura conquista tutti i territori degli uomini, e i suoi eserciti giorno dopo giorno diventano più forti, spaventosi e coloro che combattono sotto i suoi vessilli più numerosi.
Conquista anche tutti i regni del mondo dei demoni.
Quando le divinità vedono le sue orde avvicinarsi al proprio mondo, la paura serpeggia tra loro.
Chi mai potrà fermare il declino dell’universo?
Si riuniscono in consiglio.
Le tre divinità principali, Shiva, Visnu e Brahma (che nelle lotte tra dèi e demoni stanno un pochino sopra le parti, e solo in casi estremi intervengono a supporto dei deva), sono sempre accompagnate dalle loro controparti femminili: Uma/Parvati/Kali per Shiva, Lakshmi per Visnu, Sarasvati per Brahma.
Nel bel mezzo della riunione, le tre Dee si uniscono, e si concentrano, emanando la loro quintessenza, e creano un’altra Dea: una creatura incantevole, favolosa.
Così nasce Durga: bellissima, sorridente, ingioiellata, con una coiffeure perfetta, i ricci ordinati e lo sguardo dolce e fermo.
Incantati da tanto splendore e capendo l’antifona, tutte le altre divinità le regalano ciascuno la propria arma: Shiva il tridente, Visnu il chakra (il disco da guerra, una specie di freesbee micidiale), Indra il fulmine e via via armeggiando.
Alla fine Durga ha qualche decina di braccia (trentatré!), ogni arto armato di un’arma divina.
L’equipaggiamento non è completo senza un veicolo che la trasporti: e cavalca un leone, Durga.
Un felino spaventoso, enorme, che con un ruggito scombussola la terra e il cui passo fa cadere le montagne.
La Dea parte, sola sul suo leone, per la battaglia.
Ci mette un battito di ciglia per sgominare gli eserciti immensi e le orde di demoni di Mahishasura.
E quando lui la vede arrivare, probabilmente capisce da subito l’errore fondamentale commesso quando ha espresso il suo desiderio di invulnerabilità presso Brahma; ormai è tardi, e non gli resta che combattere.
Nella lotta, Durga è impassibile, non le si scompone nemmeno un ricciolo dell’acconciatura.
Il demone/bufalo cambia continuamente forma, da quella umana a quella di bufalo, finché Durga si spazientisce e lo inchioda proprio col tridente di Shiva, esattamente nel momento del passaggio da una forma all’altra.
Mahisasura è distrutto, i suoi eserciti sconfitti, e la pace torna a regnare nei tre mondi.
Mi ha spesso stupito che alcuni uomini, all’udire questo racconto, lo abbiano interpretato come “la distruzione del Maschile”.
Certo, identificarsi con Durga è facile per le donne, identificarsi con Mahishasura lo è per gli uomini.
Un po’ troppo facile. E se si superasse l’apparenza?
Mahishasura nel chiedere di non essere sconfitto né da dei, demoni o uomini, ha tralasciato il Femminile: non lo conosce, quindi non lo considera. Ed è la mancata integrazione di questa qualità energetica a perderlo.
Ecco, nelle nostre confusioni personali facciamo la fine di Mahisasura quando non consideriamo, perché non le conosciamo, alcune parti di noi.
Quindi no, per me non si tratta di una storia che narra la distruzione del Maschile.
E’ un monito, per tutti coloro che hanno la pazienza di ascoltare i miti e di ascoltare se stessi, a non fare lo stesso errore di Mahishasura.
Il demone/bufalo mi è simpatico, l’ho detto subito; forse perché mi ricorda Asterione, il Minotauro richiuso nel labirinto di Minosse, anche lui mezzo sangue, figlio di una regina e di un toro, anche lui sconfitto grazie a una dea, Arianna (beh, lei diventerà déa solo dopo essere scappata da Creta, ma anche questa è un’altra storia).
Mi è simpatico perché fa un sacco di fatica per ottenere la realizzazione di un desiderio ed è grazie al suo scivolone che la dea Durga ha l’occasione di nascere.
In fondo sono i nostri momenti di crisi a portare a galla le parti inaspettate, numinose, che ci abitano.
Martina On 12/05/2013 at 3:30 PM
Questa storia mi ricorda vagamente la profezia che le Tre Streghe fecero a Macbeth…"for none of woman born shall harm Macbeth.". Che infatti fu ucciso non da un uomo partorito naturalmente da una donna (il significato originale di born) bensì da un uomo nato da taglio cesareo!
E siamo a 2 a 0 per il femminile….:-)
Relativamente alla mescolanza di generi, poi, anche nel resto della tragedia shakespeariana c'è un po' dell'uno nell'altro: il femminile (la "perfida" lady Macbeth) ha parecchi tratti ben più maschili del maschile Macbeth..il quale, del resto, trae il suo coraggio proprio dalla sua consorte.
Ma anche questa poi è un'altra storia.
Laura On 12/05/2013 at 3:34 PM
ci sarà poi questa grande differenza tra chiedere direttamente l'esaudimento di un desiderio (e prendere un granchio spaventoso, che però darà luce alla Dea e all'integrazione) o ricevere una profezia?
Martina On 12/05/2013 at 4:19 PM
Considerando che gli dei alla fine esaudiscono tutte le richieste, ogni desiderio è automaticamente anche una profezia! E senza scomodare gli dei, il solo fatto di desiderare davvero qualcosa la rende raggiungibile … e quindi ogni volontà è profezia. (il concetto lo ha espresso – credo – Paulo Coelho nell'Alchimista, ma io ammetto di averla sentita nel ben più commerciale film "Om Shanti Om" con la superstar di Bollywood Shahrukh Khan)
http://www.youtube.com/watch?v=Xrg02p2Dqok
Laura On 12/05/2013 at 4:25 PM
infatti! non ricordo chi diceva di fare attenzione ai propri desideri, perché potrebbero realizzarsi (e, di fatto, lo fanno, eccome!)
"and if it's not happy, then it's not the end"
😉