qui interviene Vishnu, che prende la forma di Kurma la tartaruga e, intrufolandosi sotto la montagna, la sostiene sul proprio carapace.
riprende il lavoro.
tira e molla, tira e molla, tira e molla…per mille anni.
forse per diecimila anni.
forse di più.
l’Oceano di latte è bolle e schiuma, non si vede altro, immersi da ondate bianche, e schiuma, e bolle, c’è spazio solo per l’immensa fatica del tira-e-molla, infinito.
si è addirittura persa la memoria dei fatti che li hanno portati tutti lì, paradossalmente insieme, a frullare l’immenso, inconcepibile Oceano.
poi.
qualcosa di diverso da onde bianche e schiuma.
qualcosa pare emergere, dallo sconfinato latte.
un movimento differente delle onde sorprende tutti e la memoria torna e, insieme alla memoria, un barlume di speranza.
tutto era nascosto nell’Oceano.
ogni cosa ancora là da esistere.
e di più.
soprattutto stavano nell’opaco silenzio di latte degli specialissimi tesori, Ratna, che, uno dopo l’altro, vengono a galla.
lasciando deva e asura, ancora storditi dalla fatica, a bocca aperta, immobili per la sorpresa.
l’Oceano produce la splendida dea Lakshmi: la dea della bellezza, della fertilità, dell’abbondanza, della fortuna, che emerge dalle acque e prende subito per mano Vishnu, diventandone la consorte.
Afrodite, si chiama nel bacino del Mediterraneo.
[i miti raccontano parlano con immagini al nostro cuore, e il cuore dell’umanità è raggiungibile ovunque da figure simili, anche tralasciando le interessenze tra Oriente e Grecia. per la cronaca, Vishnu è il conservatore della Vita, Shiva il distruttore, Brahma il creatore]
Parijata , l’albero divino, con boccioli che non appassiscono né svaniscono mai, e che realizza tutti i desideri.
Sura, dea del vino.
il medico degli dei, Dhanvantari.
la luna, Chandra.
Surabhi, la vacca dell’abbondanza.
l’elefante bianco Airavata.
Rambha, la ninfa divina.
il cavallo bianco a sette teste, Uchchaisravas.
l’arco di Vishnu.
la conchiglia di Vishnu.
il gioiello Kaustubha.
del miasma abbiamo già detto.
Amrita, il nettare dell’immortalità.
eccola qua!
[ognuno dei Ratna finisce in altre storie, affluenti dello stesso fiume mitologico]
gli accordi svaniscono alla vista dell’Amrita e improvvisamente si genera un parapiglia confuso e totale, in cui tutti cercano di impadronirsi della coppa contenente l’agognato nettare.
gli asura l’afferrano subito e all’istante iniziano a litigare su chi tra loro debba berne per primo.
arriva però Vishnu non nella sua consueta veste, ma nelle meravigliose forme di Mohini, l’eterno femminino, una figura di incantevole bellezza
la sua avvenenza stordisce tutti, al punto da convincere gli asura, completamente inebetiti da tanto splendore, a lasciare che sia lei a distribuire la bevanda.
come negarglielo?
Mohni inizia la sua distribuzione danzando, dispensando agli asura del vino (in fondo era pur sempre appena emerso dalle liquide profondità dell’Oceano), ai deva, invece, l’Amrita.
questa parte di storia finirebbe qui, con i deva che furbescamente acquisiscono l’immortalità e gli asura che agogneranno sempre all’Amrita…
ma ci sono altre mille storie collaterali.
c’è ad esempio il racconto del destino curioso e diverso di un asura, Rahu, che durante la distribuzione dell’Amrita si era intrufolato tra le fila dei deva.
mentre il Sole e la Luna, in fila dopo di lui, avvisano Mohini dell’imbroglio, Rahu riesce ad assaggiare qualche goccia di Amrita.
purtroppo per lui non farà in tempo ad inghiottire il suo primo sorso, perché Mohini, che è pur sempre Visnu, velocissima lo decapita.
ma le labbra di Rahu sono state fugacemente in contatto con l’Amrita, quindi la testa dell’asura rimane immortale.
l’aver assaggiato anche solo per poco la meravigliosa bevanda rende Rahu per sempre famelico della pozione (Obelix in salsa indiana!): la coppa con l’Amrita viene nascosta sulla Luna e l’unica parte di Rahu immortale, cioè la testa, eternamente cerca di inghiottire l’intera Luna.
ma Rahu è una testa senza corpo, e la Luna torna sempre, scivolandogli fuori dalla gola… provocando i cicli lunari, le maree e, di fatto, contribuendo al movimento della Vita nel mondo.
sempre i miti, anche questo, ci raccontano di noi.
qui si narra un cambiamento.
estrarre il burro dal latte è cambiare lo stato della materia, e la trasformazione è irreversibile.
il mito ci avverte.
descrive un processo psichico, e l’impegno che il cambiamento richiede: bisogna mettere d’accordo deva e asura, integrare e armonizzare le nostre qualità energetiche, quelle che conosciamo meglio e quelle in ombra.
descrive processi fisiologici, Corporei: l’oceano di latte da cui estrarre l’Amrita (e tutto l’esistente) è nella testa, la volta celeste sotto la calotta cranica.
serve un perno sicuro, la percezione di un centro che è il nostro monte Mandara sostenuto dal carapace di Kurma, la tartaruga (la colonna vertebrale, il bacino, il pavimento pelvico).
si tratta di sensazioni fisiche, del sistema endocrino, del sistema nervoso; le energie si sentono nel corpo.
Vasuki va tirato fuori dal suo nascondiglio e guardato bene in faccia, per poterlo conoscere, avvolto intorno al monte.
il veleno c’è, perché all’inizio di un cammino di trasformazione viene a galla il turbamento.
se non ci fosse il miasma, Shiva (che per inciso è il mio preferito, il dio dello Yoga e della Danza, selvaggio e inossidabile al conformismo, uno che se ne va a spasso scalzo, coperto da una pelle di tigre, coi serpenti che lo avvolgono come gioielli e la luna tra i capelli…ogni dettaglio ha una simbologia precisa, una storia a sé) non potrebbe manifestarsi e respirare via il veleno.
che lascia il suo indelebile marchio, segno di un passaggio di stato.
glielo lascia nella gola, sede dell’espressione, da dove origina tutta la manifestazione che viene vocalizzata nell’esistenza.
dopo il veleno, vengono i tesori.
insieme al veleno, inizia la Vita.
[la storia inizia qui]
Anonimo On 21/05/2013 at 8:32 PM
qui ci vorrebbe una buona settimana di rilettura. è un piacere ricevere queste pillole di mito da te, che le sai raccontare e le rendi leggere e facili.
densissimo racconto, con dentro tutto quello che hai poi spiegato, ma credo anche molto di più: appunto servirebbe rileggere rileggere eccetera.
mi manca intrufolarmi un po' nelle tue lezioni, sarà sempre più difficile: intanto però nella mia pratica ci metto sempre un po' di te, fin dalla prima volta. davvero.
a presto?
ciccio
Laura On 21/05/2013 at 8:34 PM
sai dove trovarci, Frà!
eppoi basta che ci pensi mentre pratichi, giusto?
a presto, a presto…