Il cervello è sospeso nel liquido cerebrospinale (e mi piace pensare che anche i nostri pensieri siano immersi-sommersi) .. i liquidi dell’occhio ci permettono di vedere … i liquidi delle orecchie di sentire e stare in equilibrio…
Pensandomi come un corpo fluido, le asana – specialmente quelle di equilibrio – sono non tanto più facili, quanto più lineari e unite.
E più lente, perché ho sempre la tendenza a correre, anche verso il compimento dell’asana perfetta.
Esploro meglio il limite, che non è più una linea netta e marcata ma diventa uno spazio sfumato che si muove e che puoi seguire e, sempre lentamente, spostare. Tipo una pennellata di acquerello, per rimanere in tema.
Ma anche i pensieri cambiano, se mi concentro sulla loro fluidità.
Per un individuo con Vata molto squilibrato come me, il pensiero è aereo, veloce, quasi a raffica, spesso estenuante.
Trasformando i pensieri in acqua, o semplicemente immergendoli nel liquido del cervello, si placano da soli e diventano silenziosi, come succede ai suoni quando ti immergi in acqua con tutta la testa.
Sicuramente la fluidità ora fa maggiormente parte della mia pratica; del resto, non ho mai cercato di raggiungere la perfezione assoluta ma solamente la “mia” asana perfetta. Quella che non mi fa male, che potrei tenere a lungo senza affaticarmi e che mi permette di respirarci dentro con un respiro fluido. Se mi accorgo che non respiro, allora è il segnale che devo fare (fluidamente) un piccolo passo indietro.
M.D.“