Essere Corpo – ovvero la prospettiva del Corpo, i Guru e la luna piena (di luglio)
Written by Laura on 08/07/2017
Oggi è luna piena.
È luglio e, dunque, l’ardita osservazione è che si tratti della luna piena di luglio.
La luna piena di luglioin India è una luna piena speciale e vabbé che, come mi ha fatto notare un amico ieri sera, l’India è innegabilmente dall’altra parte del mondo, ma resta pur sempre terra natia dello Yoga (nonché, per me, luogo dell’anima e un poco mi si è spaccato il cuore quando, alla chiusura della stagione dei corsi settimanali, con occhi grandi di entusiasmo mi si è chiesto ‘allora, vai in India quest’estate?’, perché no, non ci vado. C’ho alcuni bellissimi ritiri fino a settembre, per fortuna: mi consoleranno), comunque dicevo in India è la Luna Piena dei Guru: d’ora innanzi Guru Purnima.
E questa festa può avere un significato denso anche per noi, da questa parte del mondo: perché Guru Purnima è dedicata agli insegnanti; Gu-ru: ovvero chi rimuove ‘gu’, l’oscurità e porta ‘ru’, la luce.
Quelli che ci hanno cambiato la vita.
Quelli che hanno creduto in noi, che hanno dedicato la propria generosità a condividere la loro visione, perché poi noi potessimo trovare la nostra strada, il nostro Guru interiore, che alla fin fine, sia detto, è l’unico che veramente conta.
Guru Purnima è una festa dedicata nello specifico a un veggente che adoro: si chiama Vyasa, secondo la tradizione ci ha tramandato veramente un sacco di cose bellissime e, soprattutto, ha dettato il Mahabharata a Ganesha (QUI la prima parte della storia di Ganesha e, col suo aiuto, magari a breve avrò modo di scrivere la fine di quella storia lì e, se proprio mi assiste, anche le vicende che lo hanno portato a collaborare con Vyasa per la stesura del Mahabharata, appunto), che è il mio poema epico preferitissimo.
Insomma, Vyasa è il mio eroe e non si può proprio evitare di pensarlo quando arriva Guru Purnima.
Oltretutto alcuni giorni fa, per una serie di coincidenze che mi hanno colta di sorpresa mentre organizzavo tutt’altro nel weekend incipiente, ho trascorso alcune ore a Venezia, tra un vaporetto e l’altro, assieme a Gabriella Cella, la maestra con la quale ho studiato per quattro anni.
E certamente lei, a suo tempo, ha creduto in me quando ero molto giovane (e nemmeno davo garanzie, vista l’età, gli studi all’università e un precariato lavorativo – per l’epoca – incredibile, di portare a termine la scuola, dato che 4 anni possono essere lunghi e tosti per chiunque).
A distanza di tanto tempo, stare assieme su quei vaporetti ci ha lasciato una grande gioia e l’innegabile sensazione di essere sempre state vicine, a prescindere.
E certamente lei, a suo tempo, ha creduto in me quando ero molto giovane (e nemmeno davo garanzie, vista l’età, gli studi all’università e un precariato lavorativo – per l’epoca – incredibile, di portare a termine la scuola, dato che 4 anni possono essere lunghi e tosti per chiunque).
A distanza di tanto tempo, stare assieme su quei vaporetti ci ha lasciato una grande gioia e l’innegabile sensazione di essere sempre state vicine, a prescindere.
Insomma di Guru Purnima dovevo proprio scrivere, ecco, perché una festività dedicata a chi ci ha aiutato a crescere ha qualcosa di generoso e forte e vorrei che anche qui ci fosse una festa ufficiale dedicata ai maestri di ogni latitudine.
Il Guru vero, autentico, infallibile, viene evocato dal lavoro coi maestri che ci hanno trovati, ed è interiore.
L’intuito che ci indica la direzione, l’istinto che ci guida nelle scelte.
La luce che brilla dentro.
Per svelarla, beh, ci sono sì, i maestri in carne e ossa.
Ci sono anche le persone ‘sbagliate’, gli incontri che avremmo preferito non accadessero, gli eventi e gli ostacoli che ci hanno permesso di modellarci, di trovare energie nascoste in pieghe insospettate dell’anima.
Proprio oggi, e proprio per onorare i Guru tutti, mi viene da consigliare una lettura.
È un libro che amo, è un testo svelto, scorrevole, scritto in forma di domande e risposte, in capitoli che (se siete pigri oppure curiosi) non serve nemmeno leggere di seguito.
Si chiama Essere Corpo, Tea Edizioni.
L’autore è Jader Tolja, anche lui mio insegnante, di Anatomia Esperienziale.
Parole agili che forniscono punti di vista ‘incarnati’, ché il Corpo è il vero Guru.
Essere Corpo è un viaggio attraverso gli aspetti della vita quotidiana, dal vestirsi al nutrirsi, all’abitare, al muoversi, all’allenarsi, alla salute e perfino alla spiritualità…tutto dal punto di vista del Corpo e della sua consapevolezza.
A parte le persone che sono abituate a quello che viene chiamato ‘approccio somatico’ e a chi ha già lavorato, ad esempio, con me nello Yoga, che sicuramente troveranno conferme e spunti intelligenti, questo libro farebbe bene anche e soprattutto a chi considera ‘corpo’ come ‘quella parte che sta appesa sotto la testa’.
Come ben sappiamo, queste persone sono la maggioranza.
All’interno di questo libro bello, c’è il mio capitolo preferito, una vera e propria ode al Guru interiore: parla – guarda un po’! – degli insegnanti guru.
Quelli che ‘fanno’ i guru (e, anche qui, come purtroppo sappiamo, sono la maggioranza).
Delinea chiaramente i pericoli dell’interazione con questi ‘personaggi’, e in modo gentile ma deciso anche le possibilità insite nell’insegnamento autentico come circolo virtuoso il quale, rispetto all’insegnamento-del-guru-farlocco:
“Per chi insegna, ciò significa che una maggiore esperienza porta a maggiore professionalità, che a sua volta fornisce una maggiore gratificazione, che favorisce una maggiore autostima. Grazie a questa dinamica il bisogno di sentirsi speciali o superiori si riduce e questo permette di sviluppare un maggiore senso di realtà, che a sua volta conduce a maggior libertà di espressione e alla realizzazione del proprio Sè.
Specularmente, chi partecipa a un corso sviluppa più confidenza in ciò che sta apprendendo, la pratica diventa più gratificante e ciò produce una maggiore autostima e minore necessità di figure esterne con cui identificarsi.
[…] perché come si apprende determina quello che diventeremo molto più di ciò che si apprende”.
Leggendolo, si scopre che può esserci molto più Yoga in un testo che nominerà lo yoga sì e no quattro volte in trecento pagine, piuttosto che in un libro ufficialmente dedicato allo Yoga che poi mostra solo sterili contorsionismi.
Voglio condividere una parte del saluto conclusivo degli incontri di Yoga, con tutta la gratitudine che esiste:
Leggendolo, si scopre che può esserci molto più Yoga in un testo che nominerà lo yoga sì e no quattro volte in trecento pagine, piuttosto che in un libro ufficialmente dedicato allo Yoga che poi mostra solo sterili contorsionismi.
Voglio condividere una parte del saluto conclusivo degli incontri di Yoga, con tutta la gratitudine che esiste:
‘mani giunte alla fronte, per ringraziare il nostro Guru – persone, situazioni, occasioni, ostacoli – per gli insegnamenti ricevuti’
A (tutti) i miei Guru