“Faceva caldo.
Il sole era alto e sembrava bruciare tutto.
Non riusciva quasi a tenere gli occhi aperti e la luce e il calore annientavano anche i pensieri; per fortuna conosceva a memoria il sentiero, talmente bene che poteva percorrere quell’arido cammino anche con gli occhi chiusi.
Doveva camminare lungo quella via polverosa tutti i giorni, per avere l’acqua.
Il pozzo era lontano da casa, e anche partendo presto, sulla strada del rientro il sole scottava, bruciava, appensantiva i due otri colmi d’acqua che teneva appesi a un bastone, uno di qua e l’altro di là, sulle sue spalle.
Un giorno, uno degli otri si incrinò: una grosssa crepa si affacciò sul suo ventre panciuto, senza, però, spaccarlo.
L’altro otre era perfetto, lucido, senza un’incrinatura nè una sbavatura. Arrivava con la stessa esatta quantità d’acqua che aveva raccolto, nonostante il traballare dei passi sul sentiero rovente.
Invece, dalla fessura di quello scheggiato usciva acqua, un poco ad ogni passo. Al termine di quel viaggio quotidiano, ne conteneva meno di metà.
L’otre crepato si rammaricava di perdere tutta quell’acqua preziosa.
Un giorno chiese alla ragazza:
“Perchè non mi sostituisci? Ti spezzi la schiena per prendere l’acqua, poi quando arrivi a casa ne hai solo metà…ti affatichi tanto per metà del risultato”.
La risposta era colma di stupore:
“Non te ne sei accorto, dunque! Guarda questo sentiero sempre brullo e assetato: da quando ti sei incrinato, è fiorito. L’acqua che perdi non è affatto persa: permette ai semi nascosti nella terra di germogliare. E camminare tra i fiori e i colori è talmente bello che quasi non sento la più la mia fatica”.
E lo Yoga?
C’entra, c’entra. Lo yoga è un fantastico modo per conoscere bene se stessi e per comprendere le proprie “incrinature” e, infatti, il termine Yoga significa unire, tenere insieme tutte le parti (non solo corporee, anche se il praticante di yoga viene sempre rappresentato tutto annodato in posizioni impossibili!) che ci appartengono. Per questo, il mondo dello yoga è pieno zeppo di storie sempre diverse e sorprendenti…
*Ringrazio per questa storia Erica, attenta partecipante a un seminario di qualche mese fa, che condivise questo racconto.
articolo pubblicato su KeYoga! – il blog